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Bioflavonoidi

Neal Bernard, professore di medicina presso la George Washington Universitiy, afferma che “il fondamento di ogni dieta sana è di origine vegetale”.

Infatti, frutta, verdura, ortaggi e legumi, oltre a costituire una fonte indispensabile di vitamine e sali minerali, garantiscono l’apporto di una particolare categoria di sostanze dotate di un’importante effetto biologico.

Tali composti prendono il nome di bioflavonoidi (o più semplicemente flavonoidi) e vengono prodotti dal metabolismo secondario delle piante.

Nel mondo vegetale assolvono a molteplici funzioni: fungono da attrattori per gli impollinatori; costituiscono uno strumento di difesa per gli agenti patogeni; conferiscono colore e profumazione alle piante; proteggono dall’azione dei raggi UV; conferiscono la capacità di resistenza alle condizioni di gelo e siccità.

Sono state identificate oltre 6000 molecole e sono state suddivise in 9 classi in base alla loro differente struttura chimica: flavoni, flavonoli, flavanoni, flavanonoli, flavanoli, antocianidine, isoflavoni, neoflavonoidi, calconi.

I flavonoidi sono inclusi in una famiglia ancor più grande di composti, quella dei polifenoli.

L’importanza riconosciuta a questa classe di molecole è dovuta alla loro spiccata azione antiossidante, in grado di contrastare la presenza di radicali liberi.

Questi ultimi sono agenti chimici prodotti nel corso delle varie reazioni biochimiche cellulari, in particolare nei processi che utilizzano l’ossigeno per la produzione di energia.

Proprio i ROS (Reactive Oxygen Species) sono i composti maggiormente dannosi: instabili dal punto di vista chimico, attaccano altre molecole attraverso reazioni di ossidazione. Il rischio è quello che si venga ad innescare un meccanismo a catena che può arrivare a compromettere l’integrità dei vari compartimenti della cellula, a partire dalla membrana, fino ad arrivare al DNA.

L’organismo stesso possiede un sistema di difesa che può essere aumentato e rinforzato proprio attraverso l’alimentazione, grazie ai flavonoidi.

Quello che accade quando la produzione di specie radicaliche supera di gran lunga la presenza di sostanze antiossidanti è l’instaurarsi di una condizione nota come “stress ossidativo”, estremamente pericolosa in quanto velocizza i processi di invecchiamento cellulare e può causare oppure accelerare il decorso di alcune patologie.

Dall’azione scavenger (ovvero la capacità di trasformare i ROS in composti non reattivi, dunque privi di tossicità) scaturiscono ulteriori effetti biologici imputabili ai flavonoidi, che contribuiscono al mantenimento dello stato di salute dell’uomo.

Infatti, questi fitonutrienti sono in grado di ostacolare anche i fenomeni di ossidazione a carico del colesterolo LDL e di contrastare l’irrigidimento delle pareti vascolari, migliorando l’elasticità arteriosa.

È per tale ragione che alla presenza di bioflavonoidi si associa un’azione di prevenzione delle malattie cardiovascolari, persino nei soggetti ritenuti più a rischio, come le donne in menopausa o i fumatori di sesso maschile.

Nei fenomeni di cancerogenesi, un moderato apporto di flavoni ha dimostrato diminuire l’incidenza di tumore al seno.

L’effetto oncoprotettivo è registrabile anche nei soggetti che superano il consumo di 20 mg di alcol al giorno, dunque oltre le due unità alcoliche consigliate dall’OMS, l’Organizzazione Mondiale Sanitaria.

Attenzione: si parla di protezione, non di completa eliminazione del rischio di sviluppare tumori!

Nell’ambito delle patologie neurodegenerative, la scienza ha dimostrato che la scarsa assunzione di flavonoli (quantitativamente parlando, ci si riferisce ad un consumo mensile corrispondente a circa una mela) determina un raddoppiamento del rischio di sviluppare malattia di Alzheimer o forme di demenza correlate, mentre in riferimento ad un basso apporto di antociani il rischio, addirittura, quadruplica.

L’azione dei bioflavonoidi si esplicita anche mediante il supporto della funzionalità epatica, contribuendo ai processi di detossificazione dell’organismo.

I vantaggi che scaturiscono dal consumo di tali molecole sono indiscutibili.

Portare a tavola questi preziosi alleati della salute risulta estremamente facile ed intuitivo: l’importante è favorire la varietà degli alimenti consumati in dieta, anche lasciandoci affascinare dai loro colori, di cui ricordiamo essere responsabili proprio i bioflavonoidi!

La classe più abbondante è quella dei flavonoli, piuttosto ubiquitaria nel mondo vegetale.

Comprende quercetina e campferolo, presenti in particolare nell’olio extravergine di oliva, pomodori, broccoli, mele, pesche e lenticchie, soprattutto a livello di bucce e foglie.

Catechine e proantocianidine sono compresi nella classe dei flavanoli e sono i responsabili del senso di astringenza del palato che segue il consumo di thè, cacao e uva rossa, gli alimenti che ne sono più ricchi.

Frutta secca, soia, funghi e orzo contengono, invece, gli isoflavoni, ad azione estrogenica, mentre negli agrumi sono presenti i flavanoni, specialmente a livello dell’albedo (la parte bianca tra la polpa e la buccia, che erroneamente siamo soliti scartare).

La frutta di colore rosso, viola e blu presenta un quantitativo elevato di antociani, come la cianidina e apigenidina contenuta, ad esempio, nella buccia di fragole e mirtilli rossi.

La varietà degli alimenti di cui oggigiorno possiamo godere è una fonte di ricchezza non solo per il piacere del palato, ma anche per il nostro benessere: servircene significa stipulare un’assicurazione per una vita in cui è possibile ridurre al minimo i malanni, garantendoci una vecchiaia in salute.

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