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Alimentazione e malattie cardiovascolari

Con l’espressione “malattie cardiovascolari” s’intende l’insieme delle patologie a carico del cuore e dei vasi sanguigni: si fa riferimento, dunque, ad infarto del miocardio, angina pectoris, ictus cerebrale, malattie vascolari periferiche e scompenso cardiocircolatorio.

 

A livello mondiale, tra le persone che ne soffrono, i decessi sono circa 7 milioni, di cui 250 mila quelli registrati in Italia, rappresentando la prima causa di morte.

Il carattere multifattoriale di queste patologie richiede una particolare attenzione nei confronti del nostro stile di vita: oltre a genetica, sesso ed età, anche un’alimentazione sbilanciata e la sedentarietà, sommate a stress e fumo, incidono sul rischio di sviluppare patologie cardiovascolari.

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Il carattere multifattoriale di queste patologie richiede una particolare attenzione nei confronti del nostro stile di vita: oltre a genetica, sesso ed età, anche un’alimentazione sbilanciata e la sedentarietà, sommate a stress e fumo, incidono sul rischio di sviluppare patologie cardiovascolari.

Patologie come ipertensione, diabete, ipercolesterolemia, direttamente influenzabili dall’alimentazione e spesso associate ad una condizione di obesità, concorrono al fenomeno dell’aterosclerosi, condizione patologica che si registra a carico dei vasi sanguigni di medio e grosso calibro, dovuto all’accumulo di lipidi e globuli bianchi (formanti placche aterosclerotiche), che irrigidiscono la parete più interna del letto vascolare (intima) e ne diminuiscono l’elasticità.

L’incidente cardiovascolare si manifesta quando tali placche si rompono ed entrano a contatto con il torrente ematico, formando coaguli oppure embolie: nel primo caso, si verifica un’interruzione del flusso di sangue e la placca aumenta le sue dimensioni; nella seconda situazione, un frammento dell’ateroma si stacca e va ad occludere arterie minori.

La rottura delle placche è dovuta allo stato di infiammazione cronica che si insatura a carico dell’intima, generata dall’ossidazione dei lipidi accumulati.

L’obesità è uno dei fattori predisponenti l’incidente cardiovascolare, in quanto il tessuto adiposo non è unicamente un sito di accumulo di grasso, ma si comporta come un organo endocrino capace di produrre citochine infiammatorie (tra cui IL-6 e TNF-Alfa, resistina.

Capiamo quindi come una corretta alimentazione possa ridurre notevolmente il rischio di incidente cardiovascolare.

Data la natura infiammatoria alla base della patologia, la raccomandazione è quella di consumare un adeguato quantitativo di fibre presente in frutta, verdura, cereali integrali e legumi.

Sembra un’indicazione banale, consigliata ovunque, tuttavia pochi consumano giornalmente sufficienti quantità di frutta e verdura (il loro contenuto in vitamine ad azione antiossidante come la A, C ed E contrasta la flogosi dovuta all’ossidazione delle placche lipidiche) e pochissimi mangiano alimenti integrali e legumi. Ceci, fagioli, lenticchie e piselli costituiscono una buona fonte di fitosteroli: molecole chimicamente simili al colesterolo, che però ne riducono l’assorbimento intestinale.

La vitamina B9 o acido folico, invece, è fondamentale per la regolazione del metabolismo dell’omocisteina.

Valori elevati di questo amminoacido (iperomocistenemia) correlano con una maggior insorgenza di accidenti cardiovascolari.

È necessario non eccedere con i grassi introdotti dalla dieta, prediligendo quelli vegetali come l’olio extravergine di oliva, rispetto a quelli animali e agli olii tropicali.

Questi ultimi sono più ricchi in grassi saturi, rendendo più denso il sangue.

I vantaggi del consumo di olio extravergine di oliva sono rappresentati, oltre che da un profilo lipidico migliore, anche dalla ricchezza in termini di molecole bioattive, in particolare idrossitirosolo e oleuropeina.

Questi due composti svolgono un’azione protettiva (anche in ambito oncologico), ostacolando i fenomeni di ossidazione lipidica a carico dei grassi, fenomeno trigger della patologia aterosclerotica.

Anche il consumo di carne rossa è fortemente sconsigliato per lo stesso motivo: determinando la sintesi di un composto chiamato TMAO (composto da 3 amminoacidi, che sono colina, lecitina e carnitina) instaura processi infiammatori a carico delle cellule aortiche.

Il pesce azzurro si contraddistingue per la presenza di acidi grassi omega 3, così da riequilibrare il rapporto con i grassi omega-6; quando sono questi ultimi a prevalere sui primi, si determina la produzione di particolari citochine pro-infiammatorie, che gravano maggiormente sul quadro aterosclerotico.

Limitare i cibi conservati aiuta a tenere basso l’apporto di sale giornaliero, diminuendo il rischio di sviluppare ipertensione. In generale si consuma troppo sale (da cucina), grande nemico della salute del cuore e molto abbondante nella dieta occidentale. Ogni grammo di sale da cucina contiene circa 0,4 g di sodio.

In condizioni normali un adulto ha bisogno di 100-600 mg di sodio al giorno, pari a circa 0,25-1,5 grammi di sale. La dieta degli italiani apporta in media quasi 12 grammi di sale al giorno, superando di dieci volte le reali necessità.

Già ridurre a 6 gr di cloruro di sodio al giorno rappresenta una grande aiuto per il sistema cardiovascolare.

Nei soggetti ipertesi meglio non superare i 4 gr /die. All’eccessiva presenza di questo minerale si accompagna di frequentemente una scarsa assunzione di potassio (anche questo abbondante soprattutto in frutta e verdura), necessario per normalizzare il battito cardiaco e ridurre la pressione sanguigna.

L’abitudine di consumare più pasti, con moderazione, nella giornata non è di aiuto solo per migliorare la linea, ma alleggerisce il carico di lavoro per il cuore.

Tali indicazioni nutrizionali si traducono, nella pratica, con i principi cardine della dieta mediterranea, come dettagliatamente spiegato nel mio libro “Nutrire la salute con la dieta mediterranea”.

Questo approccio dietetico risulta ottimale anche perché pone alla propria base uno stile di vita attivo.

La sedentarietà, oltre a favorire l’aumento di peso, è infatti correlata all’aumento del rischio di insufficienza cardiaca ed ipertensione.

Per ridurre l’incidenza di eventi cardiovascolari non è necessario fare grandi sforzi: sono sufficienti 150 minuti a settimana di attività fisica moderata (su cinque giorni sono appena 30 minuti, meno di una puntata di qualsiasi serie su Netflix…che magari si può vedere mentre si cammina sul tapis roulant!) oppure 60 minuti di attività intensa 2-3 volte a settimana.

Se ti sta “a cuore” il cuore mangia bene, non fumare e mantieni una vita attiva!

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